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Creare cose nuove e CreAttive
Restando eterni bambini
E vedere la foresta in un filo d’erba
Ascoltare il proprio respiro
Toccando il cuore del mondo
Trovando idee dimenticate
Inondando d’immaginazione la vita
Vestiti solo di stelle
Innamorati di relazioni e contaminazioni
Tracciando le matrici dell’essere e del divenire
A’ come fine e inizio dell’Umanità.
Donato Di Poce
Prefazione di Anna Antolisei
“Scintille di CreAttività” di Donato di Poce
Conosco Donato Di Poce da quel dì. Un ‘dì’ misurato più in termini di libri che di tempo, e infatti furono i suoi “Aforismi satanici” ad attirare la mia attenzione. Non tanto perché risultassero trasgressivi quanto s’insinuava, ma perché mi trovai di fronte ad un pregevolissimo esempio di aforisma poetico, uno stile ancora assai poco praticato e – Alda Merini, Alberto Casiraghy e pochissime altre eccezioni a parte – espresso perlopiù confusamente, tanto da non avere né i tratti dell’aforisma, né quelli della poesia.
Di Poce, invece, grazie al suo stile raffinato, così musicalmente sintetico, m’indusse a scoprire sia la sua importante dimensione di poeta, sia quella dell’aforista: del virtuoso della ‘forma breve’ che, più tardi, sarebbe diventato il rappresentante per eccellenza del ‘Poesisma’. Da allora ad oggi sono passati molti e molti libri, nessuno dei quali mi è parso distante o alieno da quell’impronta tipicamente ‘dipociana” che rappresenta una firma inequivocabile.
Un esempio? E’ facile. La siglatura di Donato si trova abbondante anche in questo libro-manifesto dove l’aforisma non è fine a se stesso, ma diventa veicolo per illustrare un’idea. Ma credo sia meglio definirla ‘l’Idea’ di cui, più specificamente, parlerò poi.
Intanto conviene godere di alcuni tra i tipici ‘poesismi’ presenti nella prima parte del volume, la più improntata ad un carattere esplicativo, intitolata “Esercizi di CreAttività”:
“Quando un’Aquila / Vi sussurra il suo pensiero / E’ il momento d’imparare a volare.”
E ancora: “Quando c’è una visione / Anche il buio diventa una cometa / Che c’illumina il cammino.”
Un altro, più che mai peculiare: “Un buon cacciatore di miraggi / Capisce sempre quando è il momento di svegliarsi.”
Nella sezione dal titolo “Scintille di Creattività”, di aforismi poetici ne fioriscono ancora, veri e propri sprazzi di succinto, sognante estro:
“I semi crescono, le Idee sbocciano / Come gocce di CreAttività che brillano / Nei giardini dei poeti.” “Quando i mediocri si mettono / Nelle vetrine dell’essere / I CreAttivi le rompono.” “Creando potevo capire / Pensare con le mani / Cancellare Idee con un respiro.”
Sono, questi, soltanto degli accenni: il resto è tutto da scoprire da parte del lettore, e non ho remore nell’anticipare che sarà un’avventura assai avvincente.
Ma Di Poce, che mi piace paragonare ad un fiume d’inventiva costantemente in piena, non è sempre disciplinato e remissivo come vuole, in genere, il tracciato delle correnti intellettuali. Di tanto in tanto ha il vizio (qui la virtù) di esondare. Tracima, Donato; invade nuovi campi artistici, diverse forme espressive: le coniuga tra loro per poi depositarle come fertile humus pronto per essere lavorato ed irrigato assieme ad altre menti, altri talenti che si scopriranno sintonici rispetto ad una nuova ‘tendenza’ tutta da elaborare e da utilizzare.
Una delle dimostrazioni più ragguardevoli di tracimazione culturale di Donato consiste nei “Taccuini d’Artista”; non solo dei diari, non solo poesia visiva e non solo dei carnet de voyage o delle lavagne magiche di memorie e di desideri artistici; ma come l’autore stesso dice, “un altro modo di vedere le cose, cercando di accogliere i pensieri simultanei e di rendere visibile l’invisibile”.
La sua più recente, massiccia esondazione, poi, sta proprio in quest’opera, che svela il significato del termine “CreAttività”. Una parola che ha ben poco a che vedere con il lemma coniato da un estroso ludolinguista. “CreAttività” è una performance intellettuale che Di Poce spiega, emulando attraverso l’esposizione in forma aforistica il “Corpus Hippocraticum”, con il servirsi di un decalogo elaborato ad hoc per stigmatizzare i princìpi d’un vero e proprio ‘movimento filosofico’. E il “Manifesto della CreAttività” giunge anche, provvidenziale, nel momento più adatto per lenire le sofferenze d’una società sospesa tra la rabbia e lo sconforto, impoverita nei mezzi e nello spirito d’iniziativa, troppo infiacchita per cercare una riscossa dal torpore in cui langue.
Ma secondo l’autore di queste crepitanti ‘Scintille’, la soluzione per uscire dalla depauperante fase di stallo c’è, e sta tutta nell’operare prima un distinguo e poi una differente ricongiunzione tra il concetto di Creatività e quello di Attività. Come acqua e farina possono diventare pane solo se tra loro amalgamati, così la dimensione ideativa e quella pragmatica che albergano in ciascuno di noi devono sapersi mescolare e fondere per poter dare consistenza ad un pensiero, un desiderio, una fantasia, un’ispirazione che siano finalmente, pienamente realizzati.
Se a qualcuno dovesse sembrare scontata la formula della “CreAttività”, caldamente lo invito a ricordare la moltitudine di casi in cui un’idea rimane allo stadio di pura evanescenza perché la si ritiene troppo utopica; un sogno se ne sta chiuso in eterno nel cassetto perché, si sa, le fantasticherie sono irrealizzabili; un progetto muore ancora prima di nascere perché “se questo non lo ha ancora fatto nessuno, significa che non funziona”. E si potrebbe continuare all’infinito se, ad arrestarci, non vi fosse la realtà: quella storica che, con tono caustico ed un poco irridente, ci ricorda come i grandi personaggi che hanno illuminato ogni tempo ed ogni civiltà, non siano stati altro che dei caparbi, inguaribili, meravigliosi “CreAttivi”.
Non occorre, insomma, che recuperare questa consapevolezza per ritrovarci in fila, tra i firmatari del “Manifesto della CreAttività”. Se poi ci soffermiamo a godere della forma aforistica con la quale Donato Di Poce ha redatto il Manifesto stesso, allora non sottoscriverlo rischia di diventare cosa da persone forse ‘creative’, ma di certo molto, troppo qualunquisticamente ‘Inattive’.
Anna Antolisei